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venerdì 18 settembre 2009

Speciale Congresso: Perché ho scelto Bersani

Esiste tra le tre mozioni presentate dai candidati alla segreteria del Partito Democratico una larga convergenza su questioni essenziali per la vita del Paese, ma ci sono tuttavia alcune differenze che riguardano, in particolare, l’organizzazione del partito. Su questo punto mi sembra significativo soffermarmi illustrando brevemente ciò che, a mio avviso, costituisce la parte più convincente della mozione presentata da Pierluigi Bersani.

«Il Partito Democratico è la più grande intuizione degli ultimi venti anni» – sottolinea Bersani – tuttavia «ciò che abbiamo realizzato nei primi venti mesi è al di sotto del progetto che intendevamo perseguire». Perché il PD ha deluso le aspettative che aveva suscitato? Sono da chiamare in causa, secondo Bersani, le scelte di fondo compiute al momento della nascita del PD, a partire dalla cosiddetta «vocazione maggioritaria» che non significa rifiutare le alleanze, bensì capacità di unire storie e tradizione politiche diverse «sulla base di vincoli programmatici». Il pluralismo interno al PD è per Bersani «una ricchezza irrinunciabile e un motivo di orgoglio», ma gli organismi dirigenti ad ogni livello avranno il dovere di ricercare attraverso il confronto delle opinioni la posizione comune da assumere nelle sedi politiche ed istituzionali. Il PD nasce sulle radici dell’Ulivo, un’esperienza da cui trarre l’insegnamento per rinnovare la politica italiana. La vocazione maggioritaria del PD «non consiste nell’autosufficienza» ma nel tornare ad una politica capace di aggregare, nel costruire una «casa comune dei riformisti» guardando con attenzione alle forze di sinistra, riformiste, laiche e ambientaliste; nel riscoprire la dimensione di un vero partito popolare capace di rivolgersi «ad un vasto arco sociale, dai ceti meno abbienti, ai ceti produttivi, alle nuove generazioni».

Ha ancora senso oggi parlare di partito? In un momento come quello attuale, in cui nel nostro paese sembrano trionfare i modelli plebiscitari, Bersani ribadisce il ruolo di questo grande strumento di partecipazione democratica «di formazione civile, di impegno individuale e collettivo, di mediazione virtuosa tra società e istituzioni» che per crescere ha bisogno di un forte radicamento territoriale: ecco l’importanza dei circoli presenti in ogni comune, in ogni quartiere, nei luoghi di lavoro e di studio. Il Partito democratico è un partito nazionale organizzato su base federale dove gli organismi dirigenti nazionali saranno formati per la metà da rappresentanti designati dai livelli regionali.

Per Bersani, infine, il PD «è un partito di iscritti e di elettori» dove «la sovranità appartiene agli iscritti, che la condividono con gli elettori nelle occasioni regolate dallo statuto. Agli iscritti sono riconosciuti diritti fondamentali come la partecipazione alle decisioni ai vari livelli (anche attraverso referendum) e l’elezione degli organismi dirigenti», mentre il PD «coinvolge gli elettori, attraverso le primarie, per selezionare le candidature alle cariche elettive con particolare riferimento alle elezioni in cui non sia presente il voto di preferenza».

Si tratta, in definitiva, di parole che tracciano l’idea di un partito forte, coerente e democratico, basato sulla partecipazione attiva dei suoi iscritti ed elettori, radicato sul territorio e capace di esprimere soluzioni alle aspirazioni concrete della società italiana.

Carlotta Coccoli

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