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venerdì 18 settembre 2009

Speciale Congresso: Perché ho scelto Franceschini

Accingendomi a presentare la mozione di Dario Franceschini, uno dei tre candidati alla segreteria del Partito Democratico, parto da due presupposti fondamentali: primo, non esiste il candidato perfetto, che corrisponda esattamente a come noi lo vorremmo; secondo, tutti e tre i candidati presentatisi ai nastri di partenza del percorso congressuale sono stimabili, di elevata caratura politica e di gran valore.

Tenendo sullo sfondo quanto detto in premessa, provo a delineare le motivazioni che mi hanno portato a scegliere di sostenere Dario Franceschini.

Tra i molti temi importanti rintracciabili nella mozione, che spaziano dall’Europa alla condizione femminile, dal lavoro alla famiglia, dall’immigrazione alla laicità, dalla lotta all’evasione all’assetto dello Stato, quatto temi chiave hanno catturato il mio interesse e colpito le mie sensibilità più degli altri.

Il primo riguarda la necessità di rivolgersi ai cittadini-elettori con messaggi comprensibili, chiari, che trasmettano con immediatezza quello che intendiamo e quello che vogliamo dire. Legato a questo primo aspetto, vi è poi quello di costruire un partito che decida, che abbia delle posizioni chiare e ben definite, in cui si discuta, ci si confronti, ma poi si voti e si definisca la linea del partito, a cui tutti si attengano e che venga portata all’esterno come quella ufficiale; basta con mille posizioni e mille voci, basta con acrobazie ed equilibrismi, serve avere una posizione chiara e precisa su ogni argomento all’ordine del giorno.

Chi non si riconosce nella posizione risultata maggioritaria, si impegnerà per modificarla, migliorarla, renderla più vicina alle proprie posizioni, sempre però in una linea di rispetto e lealtà con quanto emerso dal confronto. Un punto decisivo per il futuro del partito è quello del radicamento sul territorio.

Necessariamente da qui deve partire il nostro tornare a metterci in ascolto della gente e la riconquista della capacità di farci ascoltare; è fondamentale essere sul territorio, essere vicini ai nostri concittadini, ai loro bisogni ed alle loro esigenze, essere punto di riferimento e creare occasioni per portare avanti le nostro idee e per spiegare le nostre prospettive.

L’idea di un circolo del Pd per ogni paese e per ogni quartiere delle città va in questa direzione e riconosce i circoli come veri e necessari gangli vitali della struttura del Partito Democratico.

Da ultimo cito l’idea chiave per me fondamentale, quella relativa alla cosiddetta “green economy”, ovvero quel mondo che ruota intorno alle fonti di energia rinnovabili, ai nuovi stili di vita ed a una nuova visione dell’economia.

Franceschini si spinge ad affermare che la green economy sarà nel prossimo decennio ciò che la rivoluzione informatica è stata negli anni ’80, ovvero il motore dell’economia mondiale; ciò avrà inevitabilmente riflessi sul debito energetico e su quello ambientale, sulla sostenibilità e sugli equilibri ecologici.

Valorizzare l’ambiente ed investire sull’economia verde diventa allora una priorità, da cui discende la necessità di superare il concetto di crescita puramente quantitativa per puntare su quella qualitativa e sullo sviluppo umano, di tutti gli uomini, a qualunque latitudine abitino e qualunque colore della pelle abbiano.

Fabio Odelli

1 commento:

  1. Commento scritto da Gianni il 19-09-2009 alle 17:20

    Ciao.

    Sono d'accordo con i punti del programma di Franceschini che hai messo in evidenza.

    Mi è piaciuto il recente comportamento che il segretario ha tenuto dopo l'attentato di Kabul. Il rispetto di quelle morti non passa attraverso le cagnare, ma con il silenzio e con la vicinanza ai parenti delle vittime. Le decisioni dopo tragedie come questa andrebbero sempre fatte a mente fredda.

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