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martedì 9 marzo 2010

Sul decreto salvaliste

Di “porcata” in “porcata” i vari governi Berlusconi non mancano mai di caratterizzare significativamente il loro operato.

L’esecutivo in carica da ormai due anni non ha contravvenuto a tale regola, anzi l’ha costantemente e pervicacemente confermata, da ultimo con il Decreto Legge con il quale il Governo ha riammesso candidati e liste del PdL escluse dalla magistratura per irregolarità nella loro presentazione. Il governo Berlusconi - al fine di riammettere solo in due regioni, Lombardia e Lazio, liste non presentate secondo le modalità stabilite - ha “interpretato”, nel 2010 e per decreto, una legge del 1968 che per 42 anni ha dettato regole condivise ed accettate da tutti i contendenti.

Anche se ormai non ci sono più parole per definire i comportamenti e le misure inqualificabili assunte dai vari governi Berlusconi, non possiamo fare a meno di evidenziare con forza che ciò che è accaduto rappresenta uno schiaffo alla democrazia, che affonda le radici in una assoluta arroganza e mancanza di cultura di governo e del rispetto delle regole e delle leggi. Quando una maggioranza di governo si arroga il diritto di modificare a proprio piacimento ed a proprio esclusivo interesse le regole del gioco, siamo di fronte ad un autentico “attentato alla democrazia”.

L’esclusione delle liste in oggetto non è stato frutto di un boicottaggio da parte di qualcuno, non è stato un tranello ordito da qualche avversario, non è stato un imbroglio messo in atto da terzi, ma la conseguenza del mancato rispetto delle procedure e dei tempi previsti dalla legge; procedure e tempi che garantiscono uguaglianza di diritti e di doveri da parte di tutte le parti politiche. Qualsiasi ambito della vita sociale è scandito da regole alle quali tutti i cittadini devono adeguarsi per evitare che la società diventi una giungla e che vinca sempre il più forte a svantaggio del debole: le regole garantiscono diritti e doveri per tutti. Quando qualcuno, sfruttando la propria posizione di potere, interpreta e modifica le regole, piegandole ai propri interessi, si pone fuori dalla democrazia.

In presenza di un pasticcio quale quello messo in atto dai rappresentanti del “governo del fare” se, come si legge tra le righe nelle parole del Capo dello Stato, era necessario trovare una via d’uscita, sarebbe stata opportuna e gradita un’assunzione di responsabilità da parte dei dirigenti del PDL, un’ammissione di colpa, necessaria per sbrogliare in qualche modo la matassa.

Come al solito, però, il nostro Presidente del Consiglio, senza pudore e senza ritegno, non solo non ha fatto ciò ma si è permesso di prendersela con altri. Decenza vorrebbe infatti che, dopo aver compiuto un atto tanto grave e scorretto, si abbia almeno il buon gusto di tacere. Ed invece no, come al solito al nostro premier manca il senso del limite ed impunemente si spinge, ancora una volta, ad additare la sinistra che, secondo lui, “polemizza ed insulta”. Comico !Incredibile! Paradossale! E, purtroppo, pericoloso...

Berlusconi vorrebbe farsi passare – ed accreditare presso le cancellerie estere – come un grande statista. Peccato per lui, ma soprattutto per tutti noi, che dello statista non abbia proprio niente, come dimostrano i suoi comportamenti ed il suo modo di intendere il governo del Paese. Quando tra dieci o vent’anni ci si risveglierà da questa incredibile ubriacatura collettiva, ci si renderà veramente conto di quanto sta accadendo e si guarderà con occhi esterrefatti ai nostri tristi e bui giorni.

Noi volendo mantenerci fedeli al sistema democratico, condanniamo con forza quanto il Governo ha voluto fare con l’approvazione di questo Decreto Legge ed invitiamo tutti a manifestare con forza la propria disapprovazione ed a ricordarsi di tutto ciò il 28 e 29 marzo.

Fabrizio Molteni

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